I dieci anni di Pontificato di papa Francesco
Nella serata del 13 marzo 2013, iniziò il ministero di Sommo Pontefice il cardinale Jorge Mario Bergoglio, argentino di Buenos Aires, che assunse il nome di Francesco in onore di san Francesco d’Assisi.
Bergoglio è stato così il primo gesuita a diventare papa e il primo pontefice proveniente dal continente americano: «Fratelli e sorelle, buonasera! Voi sapete che il dovere del conclave era di dare un vescovo a Roma. Sembra che i miei fratelli cardinali siano andati a prenderlo quasi alla fine del mondo, ma siamo qui. Vi ringrazio dell’accoglienza».
Il decimo anniversario di pontificato di Papa Francesco cade in un momento difficile come quello attuale, segnato dalla guerra in Ucraina, in particolare. Dal 13 marzo 2013 ad oggi, Jorge Mario Bergoglio ha operato costantemente in favore della pace e della riconciliazione tra i popoli. Fautore di una Chiesa aperta, che guardi ai poveri e si rinnovi, è stato protagonista di momenti storici come i viaggi in Terra Santa, a Cuba, in Messico, in alcuni stati della penisola Arabica, in Iraq, in Africa.
Vicino ai migranti e agli ultimi, ha più volte lanciato appelli e visitato i luoghi di approdo a Lampedusa, ma non solo. Potente l’immagine del Papa che solo, in una Piazza San Pietro deserta, ha invocato l’aiuto di Dio per superare la pandemia il 27 marzo 2020, all’inizio del primo lockdown in Italia.
Papa Francesco, pochi giorni dopo la sua elezione, spiegando ai giornalisti le ragioni della scelta del suo nome disse: «Nell’elezione, io avevo accanto a me l’arcivescovo emerito di San Paolo e anche prefetto emerito della Congregazione per il clero, il cardinale Cláudio Hummes. Quando la cosa diveniva un po’ pericolosa, lui mi confortava. E quando i voti sono saliti a due terzi, viene l’applauso consueto, perché è stato eletto il Papa. E lui mi abbracciò, mi baciò e mi disse: “Non dimenticarti dei poveri!”. E quella parola è entrata qui: i poveri, i poveri. Poi, subito, in relazione ai poveri ho pensato a Francesco d’Assisi. Poi, ho pensato alle guerre, mentre lo scrutinio proseguiva, fino a tutti i voti. E Francesco è l’uomo della pace. E così, è venuto il nome, nel mio cuore: Francesco d’Assisi. È per me l’uomo della povertà, l’uomo della pace, l’uomo che ama e custodisce il creato».
Lo ringraziamo per averci fatto capire che «abbiamo tutti bisogno gli uni degli altri, che nessuno di noi è un’isola, […] che possiamo costruire il futuro solo insieme, senza escludere nessuno».
Lo ringraziamo per averci insegnato, con gesti concreti, che lo scorrere dei giorni ha senso pieno quando è vissuto per gli altri. Lo ringraziamo per il dono della Sua presenza, affettuosa e paterna, nella vita di tutta la Chiesa.
Don Celso Dosi