“Non è giusto!”
A tutti sarà capitato di utilizzare questa espressione. Tutti fanno esperienza dell’ingiustizia e soprattutto quella che ferisce quando si subisce in prima persona. Se si chiede a qualcuno di dare una definizione della giustizia, forse non sarà in grado di farlo, ma se gli si domanda di descrivere un esempio di ingiustizia lo farà prontamente.
Abbiamo dentro di noi un senso della giustizia che ci è trasmesso dall’ambiente culturale in cui viviamo e che già dai primi anni della vita ci consente di valutare i comportamenti delle persone.
Qualche anno fa, Papa Francesco durante un’udienza ai magistrati ha detto: “La giustizia non è un ordine già realizzato da conservare, ma un traguardo verso il quale tendere ogni giorno”. Ecco, viviamo in un contesto attraversato da tensioni e lacerazioni, che rischiano di indebolire la tenuta stessa del tessuto sociale e affievoliscono la coscienza civica di tanti, con un ripiegamento nel privato che spesso genera disinteresse e diventa terreno di illegalità. La rivendicazione dei propri diritti si affianca spesso a una scarsa percezione dei conseguenti doveri e a una diffusa insensibilità per i diritti di molti. Per questi motivi – dice il Papa – “va riaffermato con costanza e determinazione, negli atteggiamenti e nelle prassi, il valore primario della giustizia, indispensabile per il corretto funzionamento di ogni ambito della vita pubblica e perché ognuno possa condurre una vita serena”.
La tradizione filosofica classica – poi – presenta la giustizia come una virtù detta “cardinale” perché alla sua realizzazione concorrono anche le altre: la prudenza, che aiuta ad applicare i principi generali di giustizia alle situazioni specifiche; la fortezza e la temperanza, che ne perfezionano il conseguimento. La giustizia è dunque una virtù, cioè una struttura interna del soggetto: non un vestito occasionale o da indossare per le feste, ma un abito che va portato sempre addosso, perché ti riveste e ti avvolge, influenzando non solo le scelte concrete, ma anche le intenzioni e i propositi. Ed è virtù cardinale, perché indica la giusta direzione e, come un cardine, è punto di appoggio e di snodo. Senza giustizia tutta la vita sociale rimane inceppata, come una porta che non può più aprirsi, o finisce per stridere e cigolare, in un movimento scomposto.
Da qui la grande importanza nel saper educare alla giustizia da parte di tante realtà educative dei nostri territori (parrocchie comprese!).
Don Celso Dosi