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Attualità di una “Scuola di formazione alla politica”?

«Per rendere possibile lo sviluppo di una comunità mondiale, capace di realizzare la fraternità a partire da popoli e nazioni che vivano l’amicizia sociale, è necessaria la migliore politica, posta al servizio del vero bene comune. Purtroppo, invece, la politica oggi spesso assume forme che ostacolano il cammino verso un mondo diverso» (Papa Francesco, Fratelli tutti 154).
Nel lèggere queste parole, sentiamo quanti passi ancora ci siano da compiere per avvicinarci solo un poco agli auspici di papa Francesco. Nell’attuale complessa e fragile situazione politica c’è bisogno di persone che conoscano la politica e sappiano fare politica, di amministratori che sappiano amministrare e sappiano che cosa amministrano, di legislatori che sappiano scrivere le leggi, di cittadini che sappiano che cos’è la città, che cos’è la cittadinanza, che conoscano la Costituzione.
Questa breve premessa per segnalare l’importanza di fornire strumenti e metodi per la comprensione della realtà attuale a tutti coloro che vogliono spendersi per il bene comune, assumendo responsabilità politiche dirette o indirette, sperimentare percorsi di impegno e di partecipazione attiva alla vita della comunità. In un momento nel quale l’attività politica è guardata con diffidenza e avvertita come incapace di risolvere realmente i problemi, con un conseguente allontanamento dalla partecipazione alla vita politica, appare importante avviare una riflessione sul legame tra valori e sviluppo della società, tra politica ed azioni capaci di incidere positivamente sul territorio in modo adeguato ed efficiente. A tutto questo potrebbe venire incontro il percorso delle cosiddette: “Scuole di formazione alla politica”, che per alcuni decenni hanno guidato i percorsi formativi offerti dalla Chiese locali a chi era desideroso di impegnarsi nell’agire politico.
Occorre dimostrare che nonostante la sfiducia che domina nella società, assumersi la responsabilità in prima persona è possibile e necessario. E’ un invito a “perdere la faccia” e a sporcarsi le mani per lottare per una società più giusta e solidale, impegnarsi nella vita concreta per la costruzione di un mondo più umano e fraterno. Non possiamo delegare ad altri questo compito: i “laici devono assumere come loro compito specifico il rinnovamento dell’ordine temporale” (Populorum progressio, 81) senza vivere da spettatori i mutamenti sociali e politici in atto.
Pertanto una “Scuola di formazione alla politica” dovrebbe aiutare a riscoprire l’antico senso dell’impegno politico e la sua più alta dimensione, per la formazione di uomini e donne che, avvertendo la vocazione a impegnarsi per il bene comune, desiderano coniugare rigore etico e seria preparazione professionale.
Don Celso Dosi
(consulente ecclesiastico provinciale ACLI)

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