Un lavoro inclusivo
Nei testi di Papa Francesco s’incontrano termini ricorrenti che compongono una diagnosi del male che affligge il pianeta: profitto, speculazione, tecnocrazia, “immediatismo”, cioè attenzione ai soli risultati immediati. Il male delle nostre società è lo sfruttamento delle risorse come delle persone. E’ la “cultura dello scarto” su cui egli insiste proponendo in opposizione ad essa la globalizzazione della solidarietà.
Il Papa dice che il male del nostro mondo è un approccio che ritiene le persone come beni di consumo che vanno utilizzati finché servono a fare profitto e poi possono essere buttati via. E lo si vede nel dramma dei disoccupati, delle persone che perdono il lavoro.
Troppo spesso il lavoro viene interpretato unicamente come una necessità economica quindi come uno strumento per ottenere un reddito che permetta poi di consumare. Francesco ricorda che il lavoro è soprattutto un ambito in cui la persona può diventare più persona. La persona sperimenta la sua creatività, sperimenta i legami che la uniscono agli altri. Il lavoro è un’esperienza umana fondamentale, per cui spesso egli ci ricorda che non possiamo immaginare di risolvere il problema semplicemente garantendo un reddito anche a chi non lavora, perché gli mancherebbe un pezzo fondamentale di esperienza umana, ma che occorre invece favorire tutta quella serie di oppurtunità per farsì che la produzione e di conseguenza il lavoro, siano effettivamente inclusivi.
Don Celso Dosi