FAP ACLI

“DATECI RETTA” SABATO 1 GIUGNO 2019

LA FAP-ACLI ADERISCE ALLA MANIFESTAZIONE SINDACALE DEI PENSIONATI : “DATECI RETTA” SABATO 1 GIUGNO 2019.

I pensionati di tutta  Italia scendono in Piazza  per protestare  contro le decisioni prese dal Governo in tema di previdenza.

La Fap-ACLI aderisce alla manifestazione nazionale dei pensionati “DATECI RETTA” che si terrà il prossimo 1 giugno a piazza San Giovanni a Roma.

Comunicato FAP – ACLI nazionale

L’iniziativa, organizzata dai sindacati Spi-Cgil, Fnp-Cisl e Uilp-Uil, si propone di protestare contro alcune scelte del Governo come la pensione di cittadinanza, la cui copertura non è quella promessa nei mesi precedenti e il blocco della rivalutazione delle pensioni, il meccanismo con cui gli assegni vengono adeguati al costo della vita. Il blocco, infatti, non è rivolto solamente alle cosiddette pensioni d’oro ma intacca il potere d’acquisto, di per sé già debole, di 5,6 milioni di pensionati e costringe alcuni di loro a grosse restituzioni all’Inps delle quote di rivalutazione già assegnate.

La Federazione Anziani e Pensionati ritiene necessaria questa mobilitazione anche per reclamare l’assenza di misure specifiche a sostegno della sanità e del diritto alla cura, nonché la mancanza di una legge sulla non autosufficienza. La FAP inoltre rivendica la centralità dei diritti dei pensionati, rilanciando il tema di un invecchiamento sano e attivo in grado di soddisfare le reali esigenze di una ampia fetta della popolazione.

Il Segretario Regionale FAP

Walter Raspa

FAP ACLI EMILIA ROMAGNA-Via Lame,116-40122 Bologna

Telefono e Fax:051.254612-email:emiliaromagna@fap.acli.it-C.F.91343870373

Segretario Regionale:Raspa Walter,email:acliraspa@libero.it  (cell.333/3104302)

 

Spi-Cgil, Fnp-Cisl e Uilp-Uil

Perché i pensionati scendono in piazza

Quali sono le motivazioni che hanno spinto i sindacati dei pensionati ad organizzare questa manifestazione? Quali decisioni prese dal governo in carica hanno svantaggiato questa particolare categoria? Come confermato dalla nota unitaria di Spi-Cgil, Fnp-Cisl e Uilp-Uil, sono diversi i punti critici, primo tra tutti una mancanza di attenzione da parte dell’esecutivo nei confronti dei pensionati. I sindacati puntano il dito contro il taglio della rivalutazione e contro i corposi conguagli che molti pensionati saranno costretti a restituire allo Stato. 

“La tanto sbandierata pensione di cittadinanza – aggiungono le sigle sindacali – invece finirà per riguardare un numero molto limitato di persone e non basterà ad affrontare il tema della povertà”.

La decisione di cambiare location per la manifestazione, si legge in una nota congiunta, “descrive il clima di insofferenza e di insoddisfazione nei confronti delle politiche adottate finora dal governo, che hanno penalizzato ancora una volta milioni di persone anziane”.

Pensione di cittadinanza, doppia beffa: cosa dice lo studio della Uil

“Nonostante i molteplici appelli rivolti alle forze politiche che governano il Paese – sottolineano Spi, Fnp e Uilp – con l’obiettivo di trovare insieme delle misure che potessero andare incontro alle esigenze dei pensionati, l’unica decisione adottata dal governo è stata quella del taglio della rivalutazione, alla quale si aggiungerà un corposo conguaglio che i pensionati dovranno restituire nei prossimi mesi”.

“Avevamo chiesto – rilevano – di ridurre le tasse sulle pensioni che risultano essere le più alte d’Europa; ci siamo mobilitati per avere una sanità che rispondesse realmente alle esigenze dei pensionati, con interventi e risorse maggiori da destinare all’assistenza e alla non autosufficienza: il governo non ci ha voluti ascoltare, rimanendo indifferente di fronte a temi di straordinaria rilevanza per la vita delle persone anziane e delle loro famiglie”.

            Pensioni, cosa succede con rivalutazioni e conguagli

Con un messaggio dello scorso 22 marzo l‘Inps ha ufficializzato che da aprile 2019 le pensioni sarebbero state ricalcolate con i criteri di rivalutazione previsti dalla legge di Bilancio 2019. Un ‘taglio’ che ha interessato circa 5,6 milioni di pensionati, che hanno ricevuto un assegno più basso, proprio a causa del blocco delle rivalutazioni. 

Le nuove percentuali per la rivalutazione delle pensioni sono state introdotte dalla Legge di Bilancio 2019. Con gli “aggiustamenti” voluti dal governo, per le pensioni superiori a tre volte il minimo e inferiori a quattro, la rivalutazione sarà del 97%, del 77% per gli importi tra quattro e cinque volte il minimo, del 52% tra cinque volte e sei volte il minimo, del 47% oltre sei volte, del 45 oltre otto volte e solo del 40% oltre nove volte il minimo. Ricordiamo che la rivalutazione è lo strumento con cui gli importi delle prestazioni sociali vengono adeguati all’aumento del costo della vita rilevato dall’Istat. Un meccanismo conosciuto con il nome di perequazione e che riguarda tutte le prestazioni sociali erogate dalla previdenza pubblica, sia quelle dirette (pensione di vecchiaia e di anzianità) che quelle indirette (pensione per i superstiti).

Come detto sopra, il ricalcolo sulle pensioni riguarda solamente gli assegni con importo superiore a tre volte il trattamento minimo, ossia con un lordo maggiore di 1.522,26€. Per gli assegni inferiori a questa soglia, infatti, la perequazione è piena, ossia per una percentuale dell’1,1%. Le pensioni che invece superano questo importo saranno rivalutate in maniera parziale, tenendo conto delle seguenti percentuali:

importo superiore a 3 volte, ma inferiore a 4 volte (2.029,68€): 97% del tasso di riferimento, ossia 1,067%;

importo superiore a 4 volte ma inferiore a 5 volte (2.537,10€): 77% del tasso di riferimento, ossia allo 0,847%;

importo superiore a 5 volte ma inferiore a 6 volte (3.044,52€): 52% del tasso di riferimento, ossia lo 0,572%;

importo superiore a 6 volte ma inferiore a 8 volte (4.059,36€): 47% del tasso di riferimento, ossia lo 0,517%;

importo superiore a 8 volte ma inferiore a 9 volte (4.566,78€): 45% del tasso di riferimento, ossia lo 0,495% per il 2019;

importo superiore a 9 volte il trattamento minimo: 40% del tasso di riferimento, lo 0,44%.

Come detto in precedenza, tra i nodi critici per cui i pensionati protestano ci sono anche i conguagli che scatteranno nei prossimi mesi. Probabilmente già dal cedolino di giugno 2019 l’Inps inizierà a recuperare le cifre erogate in modo più generoso in questi primi mesi dell’anno. In poche parole, il pensionato dovrà restituire all’Inps quanto accreditato in più nei mesi di gennaio, febbraio e marzo 2019. E questo avverrà sotto forma di trattenute sull’assegno di giugno.

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