News dal Territorio

100.000 SI’ ALLA PACE

Sabato 5 novembre il popolo della pace si è dato convegno ed ha sfilato a Roma sotto un sole splendente, con le bandiere che si stagliavano in un cielo azzurro che le rendeva più belle! Predominavano le bandiere arcobaleno della pace e quelle bianche con la colomba delle ACLI e tanti palloncini, ma c’erano stendardi di Comuni con i propri sindaci con la fascia tricolore e bandiere delle oltre 600 associazioni che hanno sottoscritto la piattaforma di Europe for Peace: cessate il fuoco, conferenza internazionale di pace, messa al bando delle armi nucleari.

E’ stata una giornata entusiasmante! Una vera partecipazione di popolo, di gente comune, cittadini di ogni età, italiani e nuovi italiani, il cui unico obiettivo era chiedere la pace e far tacere le armi nei teatri di guerra. Sviluppare in ciascuna persona il piacere della pace, della fraternità! Questa era l’atmosfera respirata anche da tanti piacentini giunti con 4-5 bus o in treno.

Casualmente Bruno ha seguito il lungo corteo che, partito da Piazza della Repubblica, sfilato ininterrottamente giungendo in San Giovanni giusto per ascoltare la conclusione di Landini e il canto di Bella ciao! Un’ora e quaranta di festa di gente palpitante che ha percorso via Merulana con le loro famiglie, figli, cani, una mamma con il figlio di un mese nel marsupio, scout, studenti, donne in nero, musicanti e trampolieri, band su camioncini, cori di festa; da Aosta alla Sardegna, dal Veneto alla Puglia con striscioni o cartelli individuali per chiedere pace, pane e solidarietà con i deboli (fuorusciti ucraini, donne siriane, emigrati, …). Gianni ha incontrato in piazza Rom e Sinti con la loro bandiera (una striscia orizzontale azzurra ed una verde con in mezzo la ruota rossa di un carro (forse il nomadismo?), aclisti brasiliani ed argentini

Intanto, poco prima delle 15 la manifestazione prendeva il via a San Giovanni: dal palco don Tonio Dell’Olio, della Pro Civitate Cristiana di Assisi, legge con passione la “Lettera a chi si mette in marcia per la pace” del presidente della Cei cardinale Matteo Zuppi. Poi al microfono si alternano i tanti volti del movimento: le Acli e l’Arci, Emergency e la Comunità di Sant’Egidio, l’Agesci e l’Anpi, Libera e la Cgil.

Toccante la testimonianza da Kiev in un video di Katrin Chesire, del movimento pacifista ucraino: «Noi crediamo che ogni conflitto possa essere risolto pacificamente, che la guerra è un crimine contro l’umanità, che la vita umana è il valore più grande: quella di ogni ucraino, di ogni russo, di qualsiasi persona al mondo…chiediamo sostegno perché si presti attenzione a tutte le opportunità per risolvere il conflitto senza violenza e negoziando ».
In un video parla anche Alexander Belik del Movimento obiettori di coscienza russi, fuggito in Lettonia: chiede il riconoscimento dello status di rifugiato per chi espatria pur di non combattere per Putin. Parla Nicolas Marzolino, dell’Associazione vittime civili di guerra, testimone dell’orrore infinito delle guerre. E racconta di quando nel 2013 in Val di Susa, lavorando nell’orto, ha perso una mano e la vista per una bomba a mano del 1940!

Flavio Lotti, coordinatore della marcia Perugia Assisi, dice grazie: «A chi oggi ha deciso di esserci, a Papa Francesco che è una luce nel buio di questo disumanesimo, al direttore di Avvenire Marco Tarquinio che per primo ha lavorato in questa direzione». Per Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant’Egidio, «la pace è stata archiviata da tempo e la guerra è stata riabilitata pensando che risolva i problemi». Ricorda la guerra in Siria, «prova generale della guerra in Ucraina. Oggi le guerre iniziano e non finiscono». Ma invita a «credere nella pace che è dei forti» I toni appassionati di don Luigi Ciotti infiammano la piazza. Per il fondatore di Libera «la pace è possibile». Ma serve un cambio radicale nell’economia: «L’attuale sistema produce ingiustizia e disuguaglianza e la logica competitiva del mercato è l’anticamera della guerra».

Lisa Clark della campagna “Italia ripensaci” chiede all’Italia di aderire al Trattato Onu per la messa al bando delle armi atomiche: legge un messaggio di Setsuko Thurlow sopravvissuta di Hiroshima quando aveva 13 anni.
Al microfono parla anche una donna iraniana: Vajiheh Haji OIsseini chiede attenzione e solidarietà, «perché l’odore del petrolio non copra l’odore del sangue dei giovani uccisi dal regime».
Rossella Miccio, presidente di Emergency, parla anche a nome delle Ong per la cooperazione. Guarda la folla e dice: «Oggi Gino Strada sarebbe felicissimo. Da sempre siamo dalla parte delle vittime … siamo stanchi di sentir dire che la guerra è una necessità. No, è una scelta, fatta quando si investe in armi».

Gianni Parisi e Bruno Sozzi

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *