Vita Cristiana

Chi lavora ha diritto al suo nutrimento” (Mt. 10,10)

In una lettera che Giorgio La Pira scrisse ad Amintore Fanfani il 28 febbraio 1955, si legge: “Caro Amintore: tutta la vera politica sta qui: difendere il pane e la casa della più gran parte del popolo italiano. Il pane (e quindi il lavoro) è sacro: la casa è sacra: non si tocca impunemente né l’uno né l’altro. Questo non è marxismo: è Vangelo!”. Queste parole, dette da un terziario francescano, fiorentino d’adozione ma siciliano d’origine, chiamato a fare il sindaco di Firenze – oltre che parlamentare della Democrazia Cristiana – riassumono molto bene il pensiero cristiano nei confronti del lavoro. Occuparsi del lavoro non significa essere marxisti ma significa, all’opposto, prendere sul serio il Vangelo. Significa credere, prima di tutto, a quello che Gesù ci ha insegnato e cioè che occorre sempre dare la giusta ricompensa agli operai “perché chi lavora ha diritto al suo nutrimento” (Mt. 10,10). Questo non vuol dire soltanto dare un giusto salario ma significa soprattutto riconoscere, nella sua totalità, la dignità umana di quel lavoratore, che prima di essere un lavoratore è un essere umano e che attraverso il lavoro può santificare la sua vita, contribuire alla vita dei suoi cari. La Pira, aveva ben chiaro l’insegnamento evangelico: un insegnamento che, però, troppo spesso è calpestato. Calpestato a volte dall’indifferenza, altre volte da una mentalità individualista che non riesce ad andare oltre un certo utilitarismo. Il cristianesimo ci dice che la persona è tale non perché ha un valore economico, ma perché è tale agli occhi di Dio che l’ha fatta a sua immagine e somiglianza. Questo non è solamente il cuore della dottrina sociale della Chiesa ma è qualcosa di molto più profondo. Questa è la grande eredità storica, millenaria, che il cristianesimo ci ha lasciato in dono: la difesa dell’umano.
don Celso Dosi

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