LE ACLI E ILNOSTRO TEMPO
“Era convincimento di noi tutti che i lavoratori cristiani, pur entrando in un’organizzazione sindacale che affermava solennemente di rispettare tutte le opinioni politiche e religiose, avessero bisogno di un’organizzazione che li formasse solidamente nella dottrina sociale cristiana” (Achille Grandi, Politica sociale n. 31, 1946).
Con queste parole del primo presidente delle ACLI, ha avuto inizio l’appassionato e intenso cammino di una delle associazioni più vivaci della storia dei lavoratori cristiani italiani.
Possiamo dire che le ACLI esistono per condividere “un nuovo sogno di fraternità e amicizia sociale che non si limiti alle parole”, come dice Papa Francesco al n. 6 della sua Lettera enciclica “Fratelli tutti”. Un sogno da realizzare insieme, cioè costituire “un’unica umanità, come viandanti fatti della stessa carne umana, come figli di questa stessa terra che ospita tutti noi, ciascuno con la ricchezza della sua fede o delle sue convinzioni, ciascuno con la propria voce, tutti fratelli!” (Ft n. 8).
Le emergenze dei nostri giorni sono la spia (a partire dalla tragedia del Covid 19) di un problema più profondo che riguarda l’orientamento della persona. L’orizzonte su cui occorre impegnarci – ed è ciò che le ACLI intendono favorire – è quello dell’ecologia integrale della enciclica “Laudato si’”, che riprende e attualizza il messaggio della Dottrina sociale della Chiesa per far fronte alle nuove sfide. Abbiamo bisogno di un’economia che metta al centro la persona, la dignità del lavoratore e sappia mettersi in sintonia con l’ambiente naturale senza violentarlo, nell’ottica di uno sviluppo sostenibile.
In particolare ci viene chiesto di affrontare, senza ulteriori ritardi o esitazioni, una transizione verso un modello capace di coniugare la creazione di valore economico con la dignità del lavoro, affrontando i gravi problemi ambientali (riscaldamento globale, smaltimento dei rifiuti, inquinamento, ecc. ).
La sfida che abbiamo di fronte è formidabile e richiede l’impegno di tutti. Ai lavoratori delle ACLI è chiesto di stare nel mondo, nel pieno degli impegni e delle problematiche, con umiltà e intelligenza, senza pregiudizi né atteggiamenti ideologici, e senza logiche di inimicizia. Di certo, nell’opera di edificazione della “polis” che li accomuna agli altri uomini, i lavoratori cristiani non hanno certezze o ricette: il Vangelo non fornisce formule magiche in base alle quali indicare la via che conduce infallibilmente alla realizzazione degli obiettivi. L’obbedienza creativa al Vangelo abilita invece il cristiano a immergersi nella storia, nella compagnia degli uomini, portando sempre un messaggio profetico, un messaggio per ogni uomo e ogni donna di giustizia e concordia sociale.
C’è una missione comune da svolgere nelle diverse dimensioni del nostro vivere come cittadini che partecipano alla vita sociale e politica, e che gli amici delle ACLI si impegnano a realizzare. Ciò chiede a tutti di dare un contributo alla costruzione di un modello sociale ed economico dove la persona sia al centro e il lavoro più degno. Così si può rendere la persona partecipatrice dell’opera del Signore e generativa.
Nel cammino che la Chiesa italiana sta facendo verso la 49ª Settimana Sociale di Taranto (ottobre 2021) siamo chiamati a coniugare lavoro e sostenibilità, economia ed emergenza sanitaria. I lavoratori credenti delle ACLI possono diventare segno profetico di speranza in questo tempo così turbolento se accoglieranno con responsabilità e spirito collaborativo le provocazioni di questi tempi.
Celso Dosi