Piano di Azione Internazionale di Madrid sull’Invecchiamento
Il Programme on Ageing è il centro dell’attenzione, in seno alle Nazioni Unite, sulle questioni legate all’invecchiamento.
La sua azione è orientata a:
-facilitare e promuovere il Piano di Azione Internazionale di Madrid sull’Invecchiamento (Madrid International Plan of Action on Ageing- MIPAA), insieme alla progettazione di linee guida per politiche di sviluppo e implementazione;
-una azione di advocacy per l’integrazione delle questioni dell’invecchiamento nelle agende di sviluppo;
mantenere vitale il dialogo con la società civile e il settore privato;
-promuovere lo scambio di informazioni.
Il dossier vuole sottolineare l’attualità del fatto che la accentuata vulnerabilità degli anziani, rispetto alle altre categorie, nel mezzo di una crisi sanitaria mondiale senza precedenti (come quella che stiamo vivendo), non viene ancora considerata con la dovuta attenzione: le misure adottate non sono adeguate ad una risposta integrata, complessiva e ragionata che si strutturi attorno ad una attenta valutazione della complessità delle loro esigenze. Le conseguenze di questo atteggiamento sono, molto spesso, rovinose. Allo stesso tempo, però, questa è un’occasione per mettere in campo, subito, e in tempo, sia a livello globale che locale, una azione informata e coordinata. Sappiamo che la pandemia da Covid-19 si diffonde fra persone di tutte le età e di ogni condizione; eppure, le statistiche mostrano che le persone anziane, che spesso presentano più patologie, e le persone con patologie pregresse, corrono i rischi maggiori. I dati che arrivano dalla Cina indicano che circa l’80% dei decessi è avvenuto fra gli ultrasessantenni; negli Stati Uniti, i dati dal 16 Marzo in poi ci dicono che l’80 % dei decessi associati al Covid-19 è stato fra persone di età pari o superiore a 65 anni, con una incidenza più elevata fra gli ultraottantacinquenni. In Europa, oltre il 95% dei decessi causati da Covid-19, aveva 60 anni o più, informa l’Organizzazione Mondiale della Sanità. Diverse fonti fanno intendere che il bilancio delle vittime nella regione europea potrebbe essere più elevato, soprattutto quando saranno disponibili i dati sui decessi nelle case di cura. Questa triste realtà mette in evidenza le sfide, più dure, che gli anziani devono affrontare nel mezzo di questa pandemia, la qualità dei loro bisogni e la necessità di una azione ragionata: poiché riposte sparse, episodiche e non coordinate, rispetto a un fenomeno che va affrontato nella sua complessità, rischiano di aggravarne la condizione, in una situazione già di emergenza. Nelle ultime settimane è emerso un fenomeno molto allarmante, ci informano le Nazioni Unite: si notano gli effetti, fastidiosi e pervasivi, di una diffusa discriminazione basata sull’età (age-based discrimination) nei confronti delle persone più anziane. Si assiste a situazioni che vanno da un aumento dell’isolamento sociale, a discorsi sui mezzi di informazione capaci di alimentare stigmi sociali, etichettature, discriminazioni, differenze di trattamento – con aggravamento degli stereotipi negativi sulle persone anziane – fino a vere e proprie violazioni del loro diritto alla salute e alla vita, su un piano di uguaglianza con gli altri. Il Piano di Azione Internazionale di Madrid sull’Invecchiamento (Madrid International Plan of Action on Ageing- MIPAA) identifica quali sono per gli anziani gli ostacoli tipici e più frequenti ai servizi di assistenza sanitaria e mette in guardia sul fatto che le persone anziane sono spesso soggette a discriminazioni in base all’età nella fornitura di servizi di questo tipo. La legge internazionale sui diritti umani garantisce a tutti il diritto al più alto livello di salute possibile e obbliga i governi a prendere provvedimenti per fornire assistenza medica a coloro che ne hanno bisogno. Tuttavia, nel mezzo della crisi, gli esperti dei diritti umani hanno preso atto con preoccupazione, delle decisioni prese in merito all’uso di scarse risorse mediche, compresi i ventilatori, basate esclusivamente sull’età. Ogni discriminazione basata sull’età, a maggior ragione in tempi di crisi, può, non solo agire in maniera rovinosa sulla psicologia e capacità di reazione degli anziani, ma anche metterli nelle condizioni di non poter materialmente accedere a servizi e beni essenziali. Se poi le politiche sul distanziamento sociale non sono strutturate in maniera adeguata, possono esasperare l’isolamento dell’anziano, rendendogli molto difficile anche la possibilità di accedere a necessità di primaria importanza. I governi devono allora garantire che le persone anziane siano consultate nei loro bisogni e che siano rese partecipi delle decisioni politiche che incidono sulla loro vita, mettendo in atto misure di supporto che garantiscano la loro inclusione. Come sappiamo, un numero sempre crescente di Paesi sta implementando le restrizioni agli spostamenti delle persone, al fine di contenere la diffusione del Covid-19. Mentre, da una parte, tali azioni sono indispensabili per garantire la sicurezza di tutti e in particolare dei gruppi ad alto rischio, essi devono, in questo, fare attenzione a tenere in considerazione le diverse condizioni in cui si trovano le persone anziane, in modo da non aumentare il loro isolamento sociale peggiorandone il quadro psico-fisico. Ci sono sempre più persone anziane che vivono da sole: a livello globale il 17% delle donne di età pari o superiore a 65 anni vivono da sole, rispetto al 9% degli uomini della stessa fascia d’età: ove possibile è dunque necessario rafforzare e garantire continuità ai servizi di supporto domestici e ai servizi basati sulla comunità. Ancora, molte persone anziane vivono in strutture di assistenza a lungo termine: esse sono esposte a più elevati rischi di contagio. E’ il motivo per cui molte strutture hanno adottato misure come la limitazione all’accesso dei visitatori e le attività di gruppo; restrizioni che, però, se non ben bilanciate con il bisogno degli anziani di mantenere i contatti con la famiglia e una certa connessione sociale, possono influire negativamente sulle condizioni mentali e di salute dei residenti. Il rapporto invita a fare attenzione anche a tutte quelle situazioni in cui gli anziani, per via di barriere linguistiche, per alti livelli di analfabetismo o per mancanza di accesso alla tecnologia vedano aggravarsi la loro condizione di emarginazione e di esclusione sociale fino al punto di renderli non in grado di accedere alle informazioni sulla protezione della propria salute o ai servizi essenziali. Inoltre, molte persone anziane hanno ancora un accesso limitato alla tecnologia. Negli Stati Uniti un terzo degli ultrasessantacinquenni dichiara di non utilizzare mai internet; nel 2019, nel Regno Unito, la metà delle persone che non avevano mai usato internet aveva età pari o superiore a 75 anni. E’ intuitivo che questo divario digitale diventi una lacuna dalle conseguenze drammatiche nel momento in ci vengano messe in campo misure di distanziamento sociale per cui è importante saper accedere a servizi come la tele-medicina o lo shopping online. Nei paesi più poveri tutte queste situazioni di criticità sono esacerbate fino a diventare spesso drammatiche. Insomma, conclude il rapporto, è una realtà che le persone anziane sono spesso trascurate quando si tratti di implementare modelli di sviluppo o strategie umanitarie. Sia in condizioni di normalità che di emergenza. E’ questo forse il dato più rilevante. A maggior ragione, ora, in pandemia da Covid-19, considerando il rischio particolarmente elevato cui sono esposti gli anziani, ogni nuova strategia di risposta alla pandemia ha il dovere di riservare particolare attenzione a questa categoria, identificandone le specifiche esigenze rispetto agli ambienti in cui si trovano.