Il soccorso umanitario non va in deroga
Il 7 aprile, attraverso un decreto firmato da quattro ministri, il nostro Paese ha dichiarato che l’Italia non è più un porto sicuro. E ciò avviene proprio mentre l’unica nave attualmente attiva – la Alan Kurdi della ong tedesca Sea Eye – con a bordo 150 persone salvate al largo della Libia, chiede a Malta e Italia un porto di sbarco.
Nel Decreto, infatti, si afferma che a causa del Covid19 non può essere garantita alcuna sicurezza ai migranti che vengono soccorsi al largo della Libia, da dove le persone continuano a fuggire a bordo di imbarcazioni precarie. Nella realtà dei fatti, a causa della pandemia, nessun porto d’Europa è sicuro e si rischia, qualora una sola persona salvata o un membro dell’equipaggio dovesse risultare positivo al virus, di creare un focolaio in mare, sommando tragedia a tragedia.
Per le Acli, l’aiuto umanitario non ha deroghe, ecco perché ha firmato l’appello del Tavolo Asilo – di cui fa parte – che chiede di non sospendere, per nessun motivo, il diritto sovranazionale di soccorso in mare.
Antonio Russo
Consigliere Presidenza Acli con delega all’Immigrazione