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La quarta rivoluzione industriale

Il processo si ripete ad ogni rivoluzione industriale: il rapporto tra tecnologia e lavoro, già a partire dalla seconda metà del ‘700 ha accompagnato tutta la storia dell’economia industriale ed ha comportato la necessità di introdurre nell’ordinamento civile elementi di protezione del lavoratore in quanto soggetto debole sul piano socio-economico.

Oggi l’avvento dell’industria 4.0 sta intervenendo concretamente con il nuovo modo di produrre e commercializzare beni e servizi e ha ripercussioni dirette e chiaramente identificabili sul mercato, sulle sue dinamiche, sul cambiamento delle tipologie di lavoro e sulla vita dei lavoratori.

In tale scenario, si ripropone quindi il tema del rapporto tra gli attori delle relazioni industriali (le rappresentanze dei lavoratori e delle imprese) chiamati alla sfida di ripensare la propria azione di fronte alle nuove emergenti forme di lavoro e di impresa, e la funzione di regolazione e protezione dello stato sociale con la creazione di un nuovo modello di welfare.

Certamente il progresso tecnologico determinerà una maggior efficienza produttiva con diminuzione dei costi e aumento dei profitti.

Come distribuire questi profitti? Già oggi il differenziale tra ricchi e poveri continua ad aumentare.

Lavoreremo meno per lavorare tutti? Oggi il lavoro è per pochi e sempre più occasionale.

Come verranno ricollocate le persone espulse dal ciclo produttivo e quali saranno i lavori e le competenze richieste? La formazione scolastica e universitaria non sembra pronta a  preparare adeguatamente i giovani nemmeno per soddisfare le esigenze di oggi.

Come già detto, questo grande cambiamento economico e tecnologico determinerà cambiamenti sociali e di welfare: dobbiamo pensare fin da ora a come dovranno essere gestiti.

Come cambierà l’utilizzo dei beni materiali? Già si inizia a parlare di uso in comune e non di possesso delle cose.

Come si evolveranno i servizi alla persona? Siamo sempre più longevi e l’età media della popolazione sempre più alta, ma i fondi per sanità e servizi sociali sono sempre più insufficienti.

Sono solo alcune riflessioni, in ordine sparso, fatte per sottolineare l’urgenza di analisi approfondite e scelte conseguenziali su quello che vogliamo sia il nostro futuro.

Roberto Agosti

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