Ancora una strage, questa volta in Siria, ancora più efferata, se possibile, ancora bambini, donne e uomini vittime di una folle guerra. Una guerra insensata come insensate sono tutte le guerre: da violenza nasce violenza, da odio nasce odio, da morte nasce morte.
Ormai molte di queste folli stragi non fanno nemmeno più notizia: solo quelle che ci toccano più da vicino o che ci colpiscono per la brutale dinamica con cui vengono compiute.
Sembra quasi che la cosa più importante sia acquisire visibilità e da qui l’impennata della crudeltà delle stragi.
E così l’orrore pare non avere fine.
Lo sdegno è grande, ma occorre una reazione sempre più decisa per denunciare le gravi violazioni del diritto umanitario internazionale perpetrate ai danni di vittime civili, per sollecitare la Comunità Internazionale ad adoperarsi per mettere fine al calvario del popolo siriano e di tutti i popoli coinvolti in tante guerre, molte dimenticate o che non vengono alla ribalta sui mezzi di informazione, per individuare chiaramente i responsabili e i mandanti, per bloccare il traffico illegale di armamenti che alimenta questi conflitti.
Siamo alla vigilia di Pasqua.
«Pasqua è speranza e la speranza non è un sentimento, è Gesù» ci ricorda papa Francesco.
«La nostra speranza non è un concetto, non è un sentimento, non è un telefonino, non è un mucchio di ricchezze. No. La nostra speranza è una persona, è il Signore Gesù che riconosciamo vivo e presente in noi e nei nostri fratelli».
E’ per questa speranza che non possiamo che «augurare il bene» ha aggiunto il papa: «augurare il bene non è una formalità, non è solo un segno di cortesia, ma è un dono grande che noi per primi abbiamo ricevuto e che abbiamo la possibilità di condividere con i fratelli”.
Roberto Agosti