Dall’emigrazione all’immigrazione, le Acli sempre con i lavoratori
Fin dai primi anni dalla loro nascita, le ACLI emigrano insieme ai lavoratori italiani, radicandosi in quei Paesi dove i nostri connazionali si recano in cerca di lavoro: Francia, Svizzera, Belgio, Germania. Il Patronato ACLI con i suoi “sportelli” e i suoi servizi rappresenta per gli italiani un punto d’appoggio formidabile per risolvere gli innumerevoli problemi legati alla condizione di emigrati: i contratti di lavoro, le assicurazioni sociali, l’alloggio, il permesso di soggiorno, la difesa e il riconoscimento dei diritti di ogni persona, oltre che quelli di lavoratore. Nello statuto del Patronato ACLI del 1950 all’articolo 2, in cui si specificano i suoi compiti, si può leggere: “provvedere all’assistenza degli emigranti in conformità delle disposizioni che regolano l’attività di patronato nel campo dell’emigrazione”. Lentamente il desiderio di rientrare in Italia si spegne e l’immigrazione diventa un fattore strutturale delle società in cui si radica. Le ACLI, nate per dare una risposta, attraverso il Patronato, ai problemi immediati con cui si sono dovuti confrontare i nostri immigrati, si sviluppano – nel corso degli anni Sessanta e Settanta – attraverso le decine di circoli che sorgono nel territorio come frutto dell’animazione culturale e sociale degli italiani, per essere sempre più partecipi della vita delle società in cui vivono. Il risultato finale è quello di realizzare un’integrazione completa delle varie comunità italiane, con il passaggio – nella mentalità e nella pratica – da immigrati a concittadini del Paese in cui si vive. Nel 1996 nasce la Federazione Acli Internazionali (FAI), con lo scopo di riunire l’intera famiglia aclista in Europa e nel mondo. La FAI rappresenta la vocazione internazionale di una associazione che si esprime sempre più in percorsi di solidarietà e collaborazioni associative, partecipando direttamente allo sviluppo di partenariati transnazionali e creando e rafforzando reti internazionali del Terzo Settore. È lo sviluppo, la crescita, il consolidamento di questa rete di solidarietà associativa, in un mondo sempre più complesso e globalizzato, che fanno della internazionalità delle ACLI una scelta irreversibile. Nel frattempo l’Italia diventa un Paese di immigrazione e le ACLI, costantemente impegnate per un allargamento degli orizzonti dei popoli e delle culture, sostengono i diritti degli immigrati. Coerentemente con le proprie idee, si battono affinchè l’immigrazione non sia considerata un problema, ma un’importante risorsa dal punto di vista umano, economico, demografico e culturale. Le ACLI, presupponendo con convinzione l’eguaglianza tra lavoratori italiani e stranieri, promuovono la partecipazione e il protagonismo degli immigrati in tutti gli ambiti sociali, lavorativi e culturali e, come loro coronamento, il diritto al voto e la cittadinanza partecipata e solidale. Nel maggio del 2011, nella ricorrenza del 150° anniversario dell’Unità d’Italia, le ACLI, insieme ad altre 19 organizzazioni ecclesiali e della società civile, avviano la campagna nazionale denominata L’Italia sono anch’io. Lo scopo è quello di promuovere due leggi di iniziativa popolare: per dare la cittadinanza ai bambini nati in Italia da genitori stranieri e per concedere il diritto di voto agli immigrati che risiedono regolarmente nel nostro Paese da cinque anni. L’integrazione si costruisce anche assumendosi la responsabilità sociale e politica della gestione della propria comunità. Allo stesso modo la campagna Io accolgo, lanciata nel giugno del 2019 da 42 organizzazioni sociali italiane e internazionali tra le quali le ACLI, rappresenta un’opera di sensibilizzazione sui temi dell’accoglienza dei migranti e di costante stimolo alle Istituzioni nazionali e europee, per andare oltre l’assistenza e l’emergenza e ottenere inclusione e diritti.
A cura dell’Archivio Storico delle ACLI Nazionali