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Migranti: il messaggio di papa Francesco

E’ notte in un quartiere-ghetto della periferia della grande città. Gli schiamazzi, nel bar sottostante il condominio, del solito gruppo di extracomunitari non lasciano dormire con le finestre tenute aperte per il gran caldo. Poi improvvisamente le urla, il rumore di bottiglie rotte, la persona a terra ferita ed il fuggi-fuggi generale tra le urla ancora più forti dei presenti.

            Sono le 10 di mattina e finalmente ecco trovato un parcheggio. Non siamo ancora scesi dall’auto ed il solito tizio di colore anche oggi si avvicina e ci infastidisce: ci vuole vendere un paio di calzini o il classico accendino con troppa insistenza.

            Sempre loro, sempre questi immigrati che non hanno voglia di lavorare, tanto lo stato li mantiene, e che sanno solo ubriacarsi e compiere atti violenti o, alla meglio, importunarci e chiedere soldi. Che se ne stiano a casa loro!

            Gia,  a casa loro……
Husani (nome di fantasia) viene dal Ghana: non ce la faceva più a stare in uno dei ghetti sorti intorno alla discarica illegale, quella di Agbogbloshie, dove sono accatastati milioni di tonnellate di cellulari, computer, frigoriferi e altro materiale elettronico proveniente prevalentemente dagli Stati Uniti e dall’Europa. Lo smaltimento, in questa inimmaginabile pattumiera a cielo aperto, permette alle aziende di risparmiare un terzo di quanto spenderebbero nei loro paesi. L’unica risorsa per vivere di chi abita li vicino è recuperare i metalli dispersi nella discarica e così, per estrarre soprattutto rame, alluminio, ferro e oro e rivenderli alle vicine aziende, gli apparecchi elettronici e la plastica vengono bruciati senza alcun rispetto delle norme sanitarie e ambientali. Inimmaginabile è il tasso di inquinamento. I livelli di piombo, arsenico e cadmio sono elevatissimi e provocano danni ingenti all’acqua, al suolo, all’aria e alle persone.

            Orum (nome di fantasia), partito dal Sudan, è uno dei tanti che ha affidato alla traversata del mediterraneo sui gommoni in partenza dalla Libia verso le nostre coste la propria speranza. Scappa perchè nel suo paese all’instabilità politica si somma l’instabilità ambientale. Si muore dopo essere stati ridotti in schiavitù e per le torture, si muore per la sete e per la fame. Ma anche in Libia, paese che deve attraversare per giungere sulla costa mediterranea, si può morire per gli stessi motivi ed Orum è catturato da trafficanti di uomini, fatto schiavo e torturato per oltre sei mesi. Riesce finalmente a fuggire e paga per poter salire su un gommone. Ma il gommone è intercettato: l’accordo stretto dal governo italiano con le autorità libiche per pattugliarne le coste e non fare partire le imbarcazioni ha funzionato, e Orum è riportato indietro. Ed ora….? Le sue tracce si perdono. Tutto questo proprio nel momento in cui i leader europei l’accordo lo stanno elogiando.

            Su queste situazioni contraddittorie si innestano le più squallide speculazioni economiche e politiche. Diciamo che vanno aiutati a casa loro, che vanno creati hotspot nei paesi di transito e favoriti canali di ingresso umanitari, ma sappiamo che ciò si scontra con le situazioni politiche di quei paesi e degli stessi stati europei che poi i migranti non li vogliono accogliere. Ci servono perchè fanno  lavori (spesso in nero e sottopagati) che da noi nessuno vuol più fare (provate a fare un giro nelle campagne in questo periodo), ma non vogliamo riconoscere i loro diritti e, invece di programmare seri progetti e pratiche di integrazione, diciamo che ci rubano il lavoro e le case, e siamo pronti ad amplificare e sottolineare, con dovizia di particolari, quelle azioni, certamente deprecabili, delle quali alcuni di loro si rendono protagonisti e che sono spesso sintomo di condizioni di ghettizzazione. E poi la correlazione assolutamente falsa tra migranti e insicurezza, tra migranti e terrorismo, sulla quale si soffia per alimentare paure e allarmismi.

            “Accogliere, proteggere, promuovere e integrare”. Con queste quattro parole, papa Francesco, nel messaggio per la Giornata mondiale del migrante e del rifugiato del prossimo 14 gennaio ci illumina sulle azioni che dovremmo intraprendere.

            Accogliere, cioè garantire accessi protetti, soprattutto per le persone più deboli, e favorire i ricongiungimenti famigliari. Proteggere, cioè riconoscere ai migranti la loro dignità concedendo possibilità di movimento, di comunicazione, di istruzione, di cura. Promuovere, cioè dare la possibilità di realizzarsi come persone in tutti gli aspetti, da quello professionale a quello religioso, Infine integrare. “L’integrazione  – dice papa Francesco – non è un’assimilazione, che induce a sopprimere o a dimenticare la propria identità culturale. Il contatto con l’altro porta piuttosto a scoprirne il segreto, ad aprirsi a lui per accoglierne gli aspetti validi e contribuire così ad una maggior conoscenza reciproca.”

           Roberto Agosti

(pres. prov. ACLI Piacenza)

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