5 x mille

Il gioco d’azzardo: una piaga sociale.

Denunciarne la gravità è necessario, ma ancor più fondamentale è la prevenzione, soprattutto quando si tratta di ragazzi.

E’ strano, ma ogni volta che escono dati e commenti sulla diffusione del gioco d’azzardo tra i minori, la notizia viene trattata con un che di sensazionale.

Eppure sono tanti ormai gli studi, le ricerche, che ne evidenziano la diffusione tra gli adolescenti.

Lo ha documentato pochi mesi or sono la Caritas di Roma, è emerso da una ricerca del Moige (Movimento italiano genitori) e da un’altra di Nomisma: è preoccupante la percentuale di minori che si avvicinano con una certa frequenza a scommesse sportive, gratta e vinci, estrazioni numeriche, slot machines, ecc.

Osserva la Caritas di Roma, in una sua nota, che «si delinea un quadro a tinte fosche, in cui sottovalutazione, negligenza o malizia degli adulti si sommano alla risolutezza di preadolescenti e adolescenti nel cercare occasioni di scommessa, pur risultando in gran parte consapevoli della normativa che li vorrebbe tutelare dal gioco azzardo».

Anche nella realizzazione del progetto “IL GIOCO CHE NON E’ GIOCO”, condotto dalle ACLI di Piacenza lo scorso anno, era emerso, dalle osservazioni effettuate nelle classi e dalle risposte di tipo conoscitivo date al questionario predisposto, come gli allievi coinvolti avessero già una conoscenza propria di partenza delle varie tipologie dei giochi d’azzardo, delle modalità di funzionamento e anche delle trappole in cui si può cadere, sviluppando così una dipendenza.

Conoscenze acquisite sia per esperienza indiretta (media, pubblicità) sia per esperienza diretta: un dato piuttosto allarmante raccolto rivela come la maggior parte dei ragazzi, seppur minorenni,  abbia giocato d’azzardo almeno una volta.

Nelle esperienze riportate dagli allievi si erano evidenziate anche numerose distorsioni, credenze e pensieri erronei che sono espressione della difficoltà della mente umana nel gestire eventi causali.

Si possono classificare in cinque categorie:

1. l’illusione di controllare la sorte;

2. il controllo predittivo degli esiti del gioco;

3. le distorsioni interpretative;

4. le aspettative relative agli effetti del gioco;

5. l’incapacità di smettere di giocare.

Una fascia di età che si caratterizza quindi come altamente a rischio, dato che la maggior parte dei ragazzi è già entrata in contatto con questa realtà, perchè esposta maggiormente alle aspettative relative agli effetti del gioco, e per la scarsa capacità di autocontrollo (caratteristica distintiva dell’adolescenza).

Una situazione che avvalora l’importanza di attuare iniziative di prevenzione del gioco d’azzardo patologico in età adolescenziale, ed è questa la motivazione che ha indotto anche quest’anno le ACLI a realizzare in alcune scuole piacentine, con i fondi del 5 x mille, il progetto “IL GIOCO CHE NON E’ GIOCO 2.0” .

                                                                                                Roberto Agosti

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