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Quota 100, pensioni

Con l’inizio dell’anno e l’approvazione della manovra diventa sempre più terreno di discussione il tema delle pensioni e del contrasto alla povertà. approfondiamo alcune questioni.

Con la manovra appena approvata si parla del superamento della legge Fornero e di quota 100 senza penalizzazioni…

Parlare di “quota 100” senza penalizzazioni è fuorviante. Per effetto del combinato disposto dei nuovi coefficienti di trasformazione del montante contributivo per il calcolo della pensione e della quota 100, chi andrà in pensione con 62 anni di età potrà perdere anche oltre 400 euro al mese.

Ci spieghi meglio?

 I Coefficienti di trasformazione sono valori che traducono in pensione il montante contributivo accumulato dal lavoratore nel corso della sua vita lavorativa. Nuovi parametri da gennaio 2019, che tengono conto dell’aspettativa di vita  e variano a seconda dell’età anagrafica alla quale il lavoratore consegue la prestazione previdenziale, quindi saranno tanto più elevati quanto maggiore è l’età del lavoratore. Quindi è ovvio che il lavoratore che va in pensione adesso con 62 + 38 rispetto che andare con una pensione piena a 67 anni ci perderà. A parlare di riforma senza penalizzazioni si fa solo sofismi, vere e proprie acrobazie semantiche.

Però finalmente potranno liberarsi circa 400mila posti di lavoro.

 Secondo l’ufficio parlamentare di Bilancio a scegliere quota 100 potranno essere circa 400mila italiani, vero, però bisogna considerare che, con i disincentivi alla quota 100 contenuti nella manovra, solo alcuni decideranno il pensionamento ed è facilmente deducibile che solo alcuni di quei posti lasciati vuoti saranno riempiti. Sarà, per molte aziende una opportunità per ristrutturare la propria organizzazione, riducendo il proprio personale, azioni che assieme alla spesa pensionistica, che inevitabilmente aumenterà, si ripercuoteranno negativamente sulla nostra economia.

…comunque le pensioni, eccetto quelle cosiddette d’oro non sono state toccate…

Ci sono modi diversi di presentazione di ciò che si vuole rappresentare, ma la verità è una sola: le pensioni diminuiscono. Il mancato recupero totale dell’inflazione produrrà un calo dell’importo riscosso da molti pensionati.

 È vero, nessun pensionato prenderà un euro di meno nel 2019 rispetto al 2018, tranne quelli di oro. Ma è una verità solo parziale, nel senso comune il messaggio è falsato, perché il confronto non va fatto con il 2018, il fatto è che, molti pensionati, riceveranno, ogni mese, meno di quello che avrebbero potuto prendere in un primo tempo, diminuendo, di fatto, il loro potere di acquisto, già ridotto da sette anni di mancato adeguamento delle pensioni al costo della vita. Nel mondo reale il gas, la mozzarella, il pane e la pasta hanno avuto aumenti consistenti. Il 31 dicembre 2018 sarebbe decaduta la norma che rivalutava le pensioni in base a 5 fasce di importo e si sarebbe dovuti tornare alla situazione in vigore a fine 2011. Voglio ricordare che fu il Governo Monti e Letta a disporre il blocco della perequazione, sempre sulle pensioni oltre 3 volte il trattamento minimo e da un Governo, a dire di qualcuno “del cambiamento”, dal primo gennaio 2019, dopo 7 anni di penitenza, i pensionati sopra i 1.500 euro lordi, sicuramente non ricchi, speravano di tornare a prima della Fornero. Ancora una volta si distribuisce povertà, esasperando l’agonia di una generazione di famiglie monoreddito. Ricordo che, una volta, la donna, rimaneva a casa per svolgere il lavoro più bello del mondo, quello della mamma. Oggi, queste stesse famiglie, sostengono figli che non trovano lavoro o lo hanno perso, sono loro il primo ammortizzatore sociale, l’ossatura della nostra Italia.

RIFORMA DELLE PENSIONI 2019 (clicca qui)

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