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La cultura delle Acli

Qualche tempo fa, una persona che milita da tempo nel movimento mi incoraggiava a  portare avanti la “cultura delle Acli”. Mi sono chiesto allora se esistesse e quale fosse la ” cultura” delle Acli? Se la cultura di un movimento può essere definita come l’insieme delle valutazioni progressivamente elaborate  riguardo al contesto sociale, politico e di idee in cui questo opera,  allora la cultura delle Acli è rappresenta dalla lettura che il movimento ha dato nel corso dei  decenni  della realtà in cui si è mosso,  sulla base  dalla sua mission e dai suoi ideali fondanti. Mission che può essere ben riassunta  dalla definizione data da Pio XII poco dopo la  fondazione del movimento :“cellule dell’apostolato cristiano moderno.   A partire da questa investitura ufficiale le Acli,  negli oltre 70 anni della loro vita. hanno svolto ruoli differenti  all’interno del quadro politico e sociale italiano, in virtù del carattere poliedrico  della loro struttura ben delineata dal presidente  Ferdinando Storchi nella relazione di apertura del 1° Congresso nel 1946: «l’originalità delle Acli…e  anche la loro specifica differenza da ogni altra associazione: quella di voler agire sulle masse lavoratrici  intervenendo nella loro vita, nei loro problemi anche tecnici, anche economici, anche sindacali, in quello cioè che è effettivamente e concretamente il mondo del lavoro, per preparare lavoratori onesti, moralmente sani, conoscitori dei loro problemi e fermamente decisi ad agire in tutti i campi..». Nate come « espressione della corrente cristiana in campo sindacale»  all’interno del sindacato unitario del dopoguerra, le Acli risentono inizialmente di questo ruolo “parasindacale” che per un certo periodo caratterizzerà la loro definizione. Con la rottura dell’unità sindacale nel 1948 e la costituzione della CISL, di cui le Acli furono promotrici, si apre per il movimento una fase nuova che lo vede caratterizzarsi sempre più come movimento educativo e sociale di ispirazione cristiana con un ruolo sostanzialmente “prepolitico”,  di fiancheggiamento del partito dei cattolici, la DC. I decenni successivi vedranno il movimento proporsi progressivamente  «gruppo di influenza ideologica e culturale e di coerente e autonoma pressione sociale» (Congresso Bari 1960) fino a sancire con il Congresso di Torino del 1969 la fine del collateralismo con la DC e con qualsiasi partito. Nei successivi congressi le Acli  individueranno  l’orizzonte strategico di riferimento della loro azione prima la “Società civile” e poi nel  “Terzo settore “ visti come ambiti in cui « instaurare con tutte le forze partitiche un libero rapporto di critica e di proposta, e di sollecitare, così, una loro presa di coscienza nei confronti delle istanze sociali in continua evoluzione».  La cultura del movimento è allora il filo rosso che collega questi vari momenti della storia delle Acli e che può essere ben sintetizzata  dal tema, non certo di rito, di un Congresso di tanti anni fa:“Le Acli per una nuova società del lavoro.”

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